Lo aspettavo con un misto di emozione e di speranza professionale.
Lo aspettavo da quando, in questo mestiere mai nato del tutto, in molti abbiamo iniziato a pontificare sulla necessità di tornare a raccontare storie.
Doveva tornare Carosello.
I motivi erano tanti: le nuove reason why che non ci sono più, la tv che si guarda poco e quando va bene facendo altro, e la frequenza, quella degli spot, che sta diventando fastidiosa e fuori dal tempo.
Doveva tornare Carosello perché le marche potessero passare un po’ di tempo con le persone senza stufarle e potessero “entrare nei loro preferiti”.
Mi aspettavo però che il nuovo Carosello rinascesse in forma nuova, per costruire una voglia di appuntamento e che fosse – com’era una volta – da non perdere.
Quello che ho visto ieri era però un Carosello delle larghe intese, con qualcosa di antico messo lì senza un motivo, molto di uguale agli spot di un banale break del daytime e soprattutto con niente di nuovo.
Senza un pensiero televisivo, un tema narrativo, una sceneggiatura intelligente, una strategia di conquista, un’idea di innovazione o semplicemente un minimo di intrattenimento.
Delusione. Mi ero messo anche il pigiama.
(per la regola che non basta criticare, dopo questo sfogo abbiamo pensato di pubblicare un pensiero scritto un paio d’anni fa da noi, su un’idea nuova, per un nuovo Carosello. La trovate qui: CAROSELLO.PDF )